Promuoversi al meglio con gli strumenti digitali
Crediti Formativi: 6
Le questioni legate alle “responsabilità operative” interrogano spesso gli assistenti sociali ben oltre gli argomenti previsti dal codice deontologico. La complessità degli interventi, lo sviluppo di nuove modalità di lavoro, il cambiamento normativo/economico/culturale richiedono un serio approfondimento sui rischi, le potenzialità e i limiti della responsabilità professionale.
Quando e in che termini potrò essere chiamato a rispondere, delle scelte operative nei confronti di qualcuno? Sono/sarò responsabile di quanto accade/accadrà nel mio lavoro? Dovrò rendere conto delle spese economiche e/o dell’ottimizzazione delle risorse fruibili? Che responsabilità ho avuto nel creare/condurre quell’alleanza relazionale con la persona/utente così centrale per il successo degli interventi di aiuto? Quale limite pone l’organizzazione di appartenenza alla mia operatività? Quale responsabilità nella scelte delle parole per una comunicazione chiara e precisa? Quale obblighi per un rinnovamento dei servizi in un welfare moderno e responsabile?
Domande difficili che necessitano di risposte puntuali, sia per liberare l’operatore da timori spesso legati ad un concetto “confuso ed illimitato” di responsabilità, con il rischio di paralizzare l’azione professionale, sia per sviluppare una piena consapevolezza sulle possibili conseguenze delle proprie azioni/omissioni. Una consapevolezza che implica “un rendersi conto” dei doveri assunti nelle scelte fatte, con ricadute morali e giuridiche sulle persone e, allo stesso tempo, un “rendere conto”, un dover rispondere del proprio lavoro all’istituzione/organizzazione di cui si fa parte.
In questa ultima accezione la responsabilità dell’operatore è condizionata dai differenti contesti lavorativi (pubblico/privato), regolati da leggi, atti statutari, contratti di lavoro per molti aspetti diversi a cui si aggiungono le responsabilità specifiche legate al ruolo e alle funzioni svolte (dirigente, supervisore, presidente). “Responsabilità”, termine quindi con molteplici significati che vanno ben compresi non solo per le conseguenze concrete, ma anche per rafforzare e consolidare l’autonomia professionale e l’indipendenza di giudizio, considerando che qualsiasi decisione, qualsiasi scelta ha implicazioni etico/sociali ineludibili e apre alla possibilità di commettere errori. Si pensi ad esempio a tutta l’area di lavoro con la magistratura nel civile e nel penale dove i rischi di errori, non riguardano soltanto l’omissione/ritardo di informazioni o di valutazioni, ma anche l’eccesso di richieste e, a volte, anche l’assunzione di responsabilità che al contrario competono soltanto al giudice.
In tal senso, la consapevolezza e il limite della propria azione professionale consente di prevenire, riconoscere e gestire questi rischi intensificando e sostenendo le dimensioni della riflessione e del confronto interdisciplinare.
Parlare quindi di doveri e limiti significa entrare nella “competenza” intesa, non come talento naturale, ma come un costrutto articolato di saperi: un” sapere” che equivale alle conoscenze ottenute negli studi e percorsi universitari; un “saper fare”, come capacità di mettere in pratica le conoscenze formalmente apprese; un “saper essere” che mette in relazione le capacità e le aspirazioni personali con le aspettative e le valenze del lavoro nel contesto sociale.Una competenza che richiede una congruenza, una coerenza, un allineamento tra questi saperi per poter meglio ponderare le conseguenze, i costi, ma anche le opportunità e i cambiamenti possibili. La pandemia ha trasformato i tradizionali interventi di lavoro aprendo una profonda riflessione su come ripensare la professione alla luce delle nuove esperienze di smartworking e relazioni telematiche. La tecnologia nel sociale può potenziare l’efficacia degli interventi ma, allo stesso tempo, modificando i setting di lavoro, può rischiare di creare difficoltà oggettive e disuguaglianze.
Il corso di formazione vuole offrire approfondimenti con differenti chiavi di lettura in un approccio multidisciplinare e ha come obiettivo quello di allargare lo sguardo sulle responsabilità per mantenere l’attenzione alla qualità del lavoro, alla cultura dell’impegno e alla “passione civile” che fin dall’inizio ha animato l’attività degli assistenti sociali.