Malattie rare
Salve, sono Giuseppe Zampino, un pediatra genetista che si occupa di bambini con malattie rare, in modo particolare ...
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La depressione e quella percentuale in questo tipo di patologie sono molto elevate, quindi, che esista un disturbo dell'umore è molto, molto frequente. E poi, nelle altre patologie che possono essere di vario genere, di attacchi di panico, alterazioni dello schema corporeo e l'altro aspetto importante è che le due patologie dei disturbi alimentari più conosciute, anche se come abbiamo visto non sono più diffuse, queste due possono passare l'una nell'altra, più frequentemente è dalla anoressia alla bulimia, cioè una ragazza che inizia a rifiutare di mangiare sempre di meno. Abbiamo, per esempio, una probabilità di circa il 40%, ma ancora anche questa è un dato in continua evoluzione e probabilmente assumerà oggi il 50%. Il 50% dei casi di anoressiche diventerà bulimico e questo significa che in realtà lo spettro della loro vita, il lifespan, è esposto a un periodo particolarmente lungo di una malattia di questo genere. Questo vuol dire che abbiamo il rischio sommando le due patologie che si susseguono l'una dall'altra di una comorbidità.
L'altro aspetto esposto a un periodo particolarmente lungo di una malattia di questo genere. Questo vuol dire che abbiamo il rischio sommando le due patologie che si susseguono l'una dall'altra. Dimmi una curiosità che può durare per mesi, per anni e qualche volta anche per tutta la vita. Il rischio maggiore, in realtà, non è tanto la mortalità, che essendo molto elevata, si calcola che possa arrivare a circa il 10% dei casi non trattati, e bene, la mortalità è il rischio che colpisce di più. Ma la comorbidità significa una vita senza soddisfazione, senza capacità di avere quelle relazioni sociali che servirebbero per poter vivere in una condizione di pieno benessere. Questa vita è compromessa e il rischio di passare invece la propria esistenza costantemente in un condizionamento successivo alla guarigione è spesso una guarigione incompleta. Ci sono quindi quei residui che ci indicano quante cose stavano sotto all'iceberg, quante cose che erano nascoste dalla presenza di ciò che emergeva in maniera più netta, più chiara. Se una ragazza pesa 28 kg, 30 kg, è difficile pensare a quali sono i suoi aspetti, diciamo, di psicologia più sottili.
Sei una ragazza che ha un'emotività molto fragile, in quel momento quello che colpisce di più è l'aspetto fisico e il rischio immediato, e pertanto tutto si concentra su questo momento. Ma in realtà si vede quant'è quale tipo di problematiche accompagnate subito fondamentali. È molto più difficile e molto più impegnativo lavorare sul resto, quindi volere garantire a chi è stato colpito da un disturbo alimentare di questa gravità significa lavorare con grande impegno per ottenere che nella sua sostanza non si risolva soltanto la componente alimentare, ma anche tutte queste altre cose, varie patologie residue, tutto quello che resta quandoQuando il superamento dell'alimentazione è stato risolto in base ai nostri manuali, sarebbe semplice ottenere un peso normale e evitare quei pochi sintomi come il vomito, per esempio, una restrizione o l'eccesso di attività fisica. È giusto pregiarsi della patologia di tipo alimentare, ma rimangono tante altre cose. Tra queste, si può vedere che ci sono una serie di aspetti che rimangono, come ad esempio il rapporto con il cibo e il rapporto con il peso, che continua a essere nella mente della persona, anche se questo non costituisce un segno di recupero della patologia, perché i manuali di psichiatria e il DSM non contemplano questo aspetto come importante. Ovviamente, è questo il fatto che non ci sia un ritorno alla normalità, all'integrità completa una volta guariti dalla parte alimentare del disturbo.
Significa anche che non possiamo accontentarci di una guarigione apparente e parziale. Per poter restituire una persona alle sue condizioni di benessere migliori, dobbiamo cercare di lavorare anche sugli altri aspetti. Questo rende il lavoro più difficile e richiede anche molta più pazienza. La maggior parte dei pazienti, e soprattutto i loro familiari, vorrebbero che una volta ristabilito il peso e superato il vomito, si possa finalmente riprendere la vita normale e non essere più sottoposti a cure che richiedono comunque un impegno, sia perché la scuola lo richiede, sia perché è necessario riprendere più presto possibile una vita normale. La spinta che viene dai genitori è quella di limitare le cure al risultato, con il rischio di ricadute e, ovviamente, di coloro è sempre uguale. Il decorso fa sì che quando le persone guariscono anche da ulteriori patologie, hanno una certa tendenza ad avere aspetti caratteriali che si mantengono nel tempo e che tendono a non scomparire, nonostante ci sia una condizione di apparente benessere. E questo tipo di rischio, ovviamente, deve essere preso in considerazione, perché la struttura di personalità ne risente notevolmente. Il rischio, per esempio, che il ciclo mestruale non riprenda, è un'altra delle patologie residue. Qualche volta, anche se il peso si stabilisce, non si ritorna indietro dopo lunghi anni di perdita delle funzioni mestruale, comporta il rischio che queste non si ristabiliscano automaticamente e qualche volta neanche in seguito a cure ormonali.
E poi, però, a volte abbiamo anche degli aspetti caratteriali importanti. Ci sono persone che hanno risolto il problema alimentare in senso formale, ma continuano ad avere caratteristiche di personalità come la pedanteria, come il fatto di essere referenti in maniera esagerata verso l'autorità e, invece, piuttosto tirarsi indietro nei confronti di coloro che in qualche modo tendono ad avere rapporti di dipendenza da loro. E un altro aspetto importante, una volta a cui si pensava poco, ma oggi è considerato un aspetto che debba essere preso in considerazione per la qualità della vita. Spesso queste pazienti hanno un grave disgusto nei confronti del cibo, ma hanno anche realismo nei confronti del sesso. E quando il primo dei due scompare... scompare apparentemente. Oggi, traccia successiva del rapporto cattivo col cibo, il rapporto con la sessualità è altrettanto compromesso. Soltanto che nel disturbo alimentare sembra che non si debba prendere in considerazione.
Tuttavia, invece, quando questo è possibile, ci si accorge quanto sia importante. Addirittura, una delle nostre pazienti non aveva soltanto disgusto nei confronti del sesso che facevano o che avrebbe potuto fare lei, ma era disgustata dal fatto che i suoi genitori avessero dei rapporti sessuali. E lei riusciva, con una serie di espedienti, a impedire ai genitori di restare soli e di avere quindi la possibilità di avere una sessualità tra di loro. Quindi, la porta della camera da letto durante la notte doveva stare aperta, in modo che lei controllasse e avesse la possibilità di accettare se stessa. Sì, se loro avessero cercato in qualche modo di disobbedire ai suoi ospiti sessuali, perché questo per lei era disgustoso e non poteva accettarlo. Non potevano mai andare a fare viaggi da soli, non potevano mai scegliere attività che potessero essere condivise in assenza della figlia. Quindi, se si doveva comprare qualcosa, non potevano uscire insieme, dovevano fare turni: una volta l'uno, una volta l'altro. E la figlia, in pratica, controllava la vita sessuale dei suoi genitori, oltre che la propria."
Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Alimentazione Consapevole e Sana Nutrizione: i casi clinici, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.
Estratto dalla video lezione del dott. Camillo Loriedo
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