Malattie rare
Salve, sono Giuseppe Zampino, un pediatra genetista che si occupa di bambini con malattie rare, in modo particolare ...
Sono una psicologa che si occupa di psicologia della testimonianza ed, in particolare, mi occupo della psicologia della testimonianza in minori presunte vittime di abuso sessuale. Allora, è un tema molto complesso, è un tema che richiede una certa preparazione, essenzialmente per quanto riguarda la specializzazione in psicologia dell'età evolutiva. Inizieremo adesso la nostra lezione partendo proprio dalla denuncia che viene fatta dai genitori o dalle persone che si prendono cura del minore e, faremo un iter di che cosa avviene da un punto di vista giuridico. Quindi, il minore riferisce ad un membro della sua famiglia o a persona di cui lui ha fiducia che, in determinate circostanze della quotidianità, è stato oggetto di interesse o attività sessuale da parte di persone adulte.
Le persone adulte possono essere o un genitore, in questo caso si parlerà di abuso sessuale intrafamiliare, o parenti della famiglia, o persone estranee, e quindi si parlerà di abuso extrafamiliare. I genitori, una volta che sono venuti a conoscenza degli episodi raccontati dal bambino, denunciano il fatto alle autorità giudiziarie competenti e, in questo caso qui, le autorità giudiziarie possono avvalersi di esperti psicologi, anche poliziotti, che possono ascoltare il bambino per la prima volta, cioè possono interpellare la famiglia del bambino e ascoltarlo sui fatti oggetto di denuncia. Una volta eseguita la denuncia, parte il procedimento e la procura inizia le sue indagini.
Una volta che la denuncia arriva in procura, il pubblico ministero; il giudice delle indagini preliminari; e il giudice del dibattimento possono nominare un esperto psicologo e/o psichiatra per valutare lo stato psicologico del minore presunta vittima di abuso sessuale. Il pubblico ministero può fare ricorso ad un suo consulente, il quale potrà così, per la prima volta, ascoltare il minore sui fatti oggetto di indagine. I magistrati quindi, sia il PM, sia il Giudice delle indagini preliminari, sia il giudice del dibattimento, formulano dei precisi quesiti e incaricano l'esperto psicologo, psichiatra a svolgere, una consulenza se la richiesta è del PM, una perizia se la richiesta è del GIP o del giudice del dibattimento. Una volta che c'è stato l’incarico e che quindi è stato chiamato l'esperto, il giudice pone un quesito a cui l'esperto poi dovrà rispondere.
Ci sono vari tipi di quesiti, ciascun magistrato può fare riferimento a degli schemi, a delle tabelle dove sono inseriti dei quesiti modello. Il quesito recita quanto segue: “Riferisca il perito, previo esame di tutti gli atti contenuti nel fascicolo del dibattimento e del PM, in ordine alla capacità cognitiva ed emotiva della minore, riferendo in particolare in ordine ad eventuali indicatori di abuso sessuale in relazione ai fatti di cui è processo. Il perito sottoporrà la minore a opportuni colloqui ed osservazioni per poter svolgere meglio il proprio compito”. La competenza dell'esperto: l'esperto per eseguire una consulenza psicologica o una perizia psicologica, deve essere specializzato in psicologia dell'età evolutiva e fare riferimento a criteri il più possibile scientifici, interpolabili o, sulla carta di Noto o, sulle linee guida per le perizie in caso di abuso su minori dell'Ordine degli Psicologi del Lazio. Quindi, praticamente, una volta formulato il quesito, ci possono essere due momenti molto importanti che si verificano nell'ambito dell'iter giudiziario: sono l'audizione protetta e la perizia.
L'audizione protetta viene disposta dal giudice delle indagini preliminari; un esperto psicologo psichiatra raccoglie la testimonianza del minore in un ambiente protetto, munito di video-schermo; vi è accanto alla stanza dove viene ascoltato il minore, un'altra stanza dove si trovano i giudici; il pubblico ministero; gli avvocati e consulenti di parte. Questi possono ascoltare direttamente l'intervista che viene fatta al minore. Quindi, l'audizione protetta è un colloquio che può essere eseguito o dal magistrato o, da un esperto psicologo psichiatra, si raccoglie la testimonianza del minore sui fatti oggetto di denuncia e, solitamente il giudice tramite un apposito microfono, formula delle domande all'esperto che subito dopo sottoporrà al minore in un linguaggio appropriato. L'obiettivo è quello di farsi raccontare dal minore il presunto abuso sessuale.
La durata del colloquio è di circa un'ora e, al termine del colloquio, il PM e gli avvocati possono eseguire ulteriori domande, sempre tramite l'esperto. Dunque, questo momento è molto importante perché è un momento di confronto tra l'esperto ed il minore, il minore solitamente non conosce l'esperto e tutto il colloquio è concentrato sui fatti oggetto di denuncia. La perizia è un procedimento più complesso in cui l'esperto deve rispondere ad un quesito. Solitamente, il quesito è relativo all'idoneità a rendere testimonianza, e quindi a valutare la competenza e quindi, a valutare la credibilità e l'accuratezza, e quindi la credibilità clinica; questi sono dei concetti che io vi spiegherò successivamente in modo più approfondito e più particolareggiato, perché sono molto importanti ai fini forensi. Un altro aspetto legato al quesito è che, molto spesso, il magistrato vuole sapere se nel bambino, nel minore ci siano degli indicatori di abuso sessuali aspecifici e quindi, se vi è una sofferenza psichica da parte del minore.
Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Abusi Sessuali sui Minori, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.
Estratto della lezione della dott.ssa: Francesca CARPENTIERI
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