Malattie rare
Salve, sono Giuseppe Zampino, un pediatra genetista che si occupa di bambini con malattie rare, in modo particolare ...
Riceviamo dal Prof. Giuseppe Trevisi la segnalazione del libro "La Luce della jnestra" scritto da Carmela Cosentino e Carmelo Guidotto, che tratta di argomenti di grande interesse.
“Sono Carmela Cosentino, assistente sociale, Laureata in Pedagogia e volontaria.
Ho incontrato Carmelo Guidotto nel 2007, nel carcere di Catania durante un laboratorio di attività espressive. Carmelo chiese un libro di teatro siciliano, cominciò così la nostra corrispondenza epistolare.
Nella lettera di ringraziamento Carmelo scrisse: “… ho ancora fresco il ricordo dell’unico incontro fatto a Catania con il gruppo del laboratorio, una cosa… che mi ha aperto un nuovo modo di vedere le cose e più di tutto le persone… Mi piace leggere, solo leggendo si va fuori di qua e si vivono vite che aiutano a continuare a vivere”.
Le sue parole diventano l’aggancio per nuovi invii di libri e successivi commenti da cui colgo la capacità di “viaggiare” poeticamente tra le parole, con leggerezza e intensità.
Carmelo sconta una condanna con “fine pena… mai”!
La corrispondenza si svolge dal 2007 ad oggi; ho riportato le lettere di Carmelo fino al 2009, delle mie lettere solo alcuni brani. A partire dal 2010 ho selezionato le lettere di Carmelo più significative del suo percorso.
Il racconto di Carmelo attraversa argomenti diversi: famiglia, amicizia, lettura, musica, valore delle appartenenze culturali, ritmo del tempo in carcere e descrive il percorso trasformativo della sua coscienza.
Il suo “fare” quotidiano scandito da ritmi, suoni e odori del carcere non gli impedisce di “farsi” persona progressivamente cosciente di sé e dell’innato umano desiderio di libertà, negato nella dolorosa esperienza carceraria. Detenuto e libero allo stesso tempo.
Carmelo porta avanti un concreto percorso di rielaborazione della sua esperienza deviata, arrivando a sostenere che poco vale il pentimento senza cambiamento.
Gli stessi legami familiari mantengono viva tutta l’intensità dei rapporti con quest’uomo che è stato capace di restare significativo e presente pur nella sua assenza fisica.”
Prefazione a cura di Luigi Accattoli
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