Effetti psicopatologici in popolazione vulnerabile

L'obiettivo di oggi è quello di favorire il concetto di tutela e implementazione della salute, delle popolazioni migranti e quindi riflettere sulla possibilità di accogliere in modo esatto la domanda di cura da parte dei migranti. C'è un concetto fondamentale che noi possiamo chiamare in causa quando, di fronte al medico, di fronte alle infermiere, di fronte allo psicologo e di fronte a tutte le figure che appartengono appunto al mondo sanitario, a chiedere salute, c'è una persona non cittadina. E' il cosiddetto concetto della competenza culturale. 

Che cosa si intende per competenza culturale? vari libri, vari lavori, hanno approfondito bene questo concetto di competenza culturale che prevede una serie di prescrizioni. Questo si può tranquillamente approfondire anche da un punto di vista bibliografico, ad esempio nel trattato italiano di psichiatria culturale e delle migrazioni, edito da Seu nel 2012. Però, fondamentalmente, l'intenzione mia nel corso di questa lezione, è quella di mettere in evidenza come non bastano semplicemente delle prescrizioni: con il soggetto straniero è importante la presenza del mediatore culturale. Quello che secondo me invece è l'atteggiamento mentale di ogni buon operatore del mondo della salute è quello di mettersi nella condizione di comprendere che, trattare con un cittadino e trattare con un non cittadino, non è assolutamente la stessa cosa. Non può essere la stessa cosa, non riguarda le entità nosografica della patologia, riguarda invece il percorso per arrivare bene a comprendere che cosa, relativamente al proprio vissuto di malattia, lo straniero ci sta comunicando. 

Fondamentalmente, il concetto di competenza culturale, lì dove non si abbia un vero e proprio approfondimento di questa tematica da parte di operatori che in modo più specifico portano avanti una formazione transculturale, è a dimensione di buon senso. Bisogna essere consapevoli che ci si sta confrontando con qualcosa di altro. Il buon senso vorrebbe che vi fossero delle strutture e delle infrastrutture tali da poter consentire a qualsiasi soggetto deambulante o non deambulante di vincere la barriera architettonica. Ma il confronto con l'altro è qualcosa che ovviamente può produrre in ciascuno di noi che si confronta con l'alterità delle reazioni ben diverse, che possono andare dal rigetto totale del confronto con l'altro, con il diverso, ad esempio xenofobia, nel caso del razzismo alla sottomissione totale, alla diversità, l'esterofilia. Tutto ciò che arriva da fuori invece è un qualcosa che sicuramente è superiore, sicuramente migliore rispetto a quello che noi invece abbiamo. Un confronto con l'alterità è quello appunto di andare verso l'incontro tra culture diverse.

Il concetto di alterità è un concetto che sin dai tempi più antichi ha sempre richiamato l'attenzione dei popoli, l'attenzione delle culture, ogni cultura si è confrontata con l'alterità attraverso la creazione anche di miti per spiegarla, viene in mente ad esempio la cultura greca che, nel confronto con l'alterità, cioè tutto ciò che è fuori dallo Stato della conoscenza quotidiana, introduce ad esempio la maschera. Dioniso è rappresentato attraverso una maschera. Dioniso è appunto all'interlinea tra il mondo cosciente e il mondo non cosciente, ci mette in contatto con un qualcos'altro, un alterazione dello stato di coscienza, altro stato di coscienza.  

Altra maschera è quella di medusa, non è un caso che medusa non si può guardare negli occhi, perché il prezzo da pagare è quello di rimanere pietrificati ed è quindi, anche in questo caso, un interregno tra la vita e la morte, tra ciò che si conosce: la vita è ciò che è Ignoto: ciò che può essere ipotizzato ma di cui non c'è certezza, il passaggio verso la morte. E poi Demetra, anche in questo caso, protettrice della fascia circostante alla Polis che introduce poi al bosco. Anche in questo caso Police conosciuto versus bosco sconosciuto e protettrice degli adolescienti:

Questi esseri umani ancora troppo piccoli per essere adulti, ma troppo grandi per essere bambini, una fascia di mezzo che rappresenta appunto la alterità. Adolescenza è appunto confronto con qualcosa di diverso da ciò che io sono prima di entrare nella fase dell'adolescenza, quindi, il confronto con l'alterità è un qualcosa su cui ogni cultura da sempre riflette e potremmo arrivare a considerare che lo straniero, in quanto straniero, è depositario di alterità per eccellenza. Lo straniero ci mette in contatto con mondi altri rispetto ai nostri, e per questo che diventa poi il collettore di reazioni anche molto diverse. Dicevo prima come la xenofobia e razzismo come eccesso, un'alterità dalla quale ci si difende, oppure un'altra alerità verso la quale si va “ad abbracciarla”.  

Pensiamo ad un esempio molto contemporaneo: i combattenti stranieri che abbracciano la causa dell'isis in questo momento, è un'alterità che spaventa talmente tanto che, per non essere spaventati, ci si va ad identificare con l'aggressore secondo uno dei meccanismi di difesa individuati dalla Freud Anna nel 1936. Per cui, il confronto con l'altro è un qualcosa che, in un modo o nell'altro, determina un intenso lavoro emotivo ad un intenso lavoro psichico.

Perché il confronto con l'altro è così impegnativo per ciascuno di noi? penso che potremmo ricordare il concetto freudiano di inconscio, perché l'altro ci abita. Noi abbiamo un'alterità dentro di noi che ci abita, quella parte di noi che non possiamo e non riusciamo e mai riusciremo a definire, a conoscere, se non nel momento in cui questa parte indipendentemente dalla nostra volontà, alla fine esce fuori e agisce. Psicopatologia della vita quotidiana, atti mancati e lapsus, il concetto di inconscio freudiano rappresenta una dimensione dell'alterità. Il confronto con l'altro spaventa, può spaventare e comunque è impegnativo perché rimanda ad una alterità che ci abita; come dire lo straniero è dentro di noi.

Non è un caso che, per chi lavora nell'ambito della emergenza, dell'urgenza in psichiatria, spesso e volentieri, riceva qualche domanda o affermazione da parte di alcuni degli utenti sulla possibilità, sul timore di impazzire, domande come ad esempio:“chi mi garantisce che non impazzisco, che improvvisamente mi esca dall’anima, qualcosa che mi fa impazzire?”. Per cui, ecco definito un po' questo concetto di altro. La competenza culturale è formata sicuramente da una serie di strategie da mettere in campo e, possono esserci molti approfondimenti, anche rintracciabili dall'articolo di, Bue, ma ecco, io direi, ricordare, che c'è la necessità di andare ad incontrare l'altro, di muoversi verso l'altro. In un movimento di reciprocità verso l'altro, che io riassumerei in questo concetto di campo: questo è segatura di ferro, organizzata da un polo positivo ed un polo negativo di una calamita, quindi il concetto di campo magnetico; è ovvio che spostando uno dei due poli, automaticamente il disegno che la segatura di ferro produce verrà a modificarsi a seconda della distanza, della vicinanza tra i due poli. 

 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad ECM Migrazione:Sanitario Italiano e Paziente Straniero, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione del dott.: Emanuele CAROPPO

Emanuele Caroppo
Psichiatra - Segretario generale centro ricerca Hera
Università Cattolica, Roma
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