Malattie rare
Salve, sono Giuseppe Zampino, un pediatra genetista che si occupa di bambini con malattie rare, in modo particolare ...
Sono il Dott. Romigi Gaetano, sono un Coordinatore presso la ASL Roma2 e Tutor del Master di Area Critica dell'Università di Tor Vergata di Roma, e nonché membro del Direttivo Nazionale di “Aniarti” (Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica).
In questa lezione parleremo delle aggressioni al personale sanitario, questo tema rappresenta un fenomeno di rilevanza mondiale. Diciamo che la violenza sul posto di lavoro rappresenta un problema di salute in parecchi paesi del mondo, sia industrializzati che in via di sviluppo. Anche se questo fenomeno è stato per molto tempo misconosciuto, oggi si affaccia prepotentemente alla ribalta della scena sanitaria, e quindi è degno anche di essere affrontato nella maniera giusta, è presente in tutti gli ambiti lavorativi la violenza e l'aggressione, tuttavia, la violenza nei confronti dei sanitari è diventata pian piano la più diffusa, passando addirittura in pochi anni dal 25% al 50% di tutti gli episodi di aggressione. Questo è dimostrato chiaramente dalla letteratura internazionale che ha fatto parecchie ricerche su questo fenomeno e soprattutto sulla frequenza di questo fenomeno.
Questo problema della violenza da parte di pazienti, loro familiari, accompagnatori, costituisce un rischio lavorativo anche in termini di rischi per la salute stessa della persona, e anche per la dignità di tutti i lavoratori che sono nel settore sanitario. Abbiamo avuto degli studi in particolare che hanno dimostrato e affermato che gli operatori sanitari sono due volte più a rischio di violenza di tutti gli altri lavoratori, e questo naturalmente già alla fine degli anni 90-2000 è stato più volte dimostrato; inoltre, questi studi hanno avviato anche una serie di ricerche per approfondire questo fenomeno. Il fenomeno è assolutamente in continua crescita come possiamo vedere anche da questa immagine nella slide, l'ANA (American Nurses Association) ha dimostrato appunto questi numeri nel 2011 con uno studio che dimostra continua a crescere il fenomeno.
Infatti, in alcuni paesi, come per esempio gli Stati Uniti nell'ultimo decennio, gli atti di violenza verso i lavoratori hanno fatto registrare circa 900 morti sul lavoro, e addirittura più di un milione e mezzo, quasi due milioni di aggressioni l'anno. Il 50% di questi episodi riguardano i sanitari, per la metà soprattutto quei sanitari che sono impiegati nei servizi di emergenza, o anche di servizi psichiatrici e sono prevalentemente infermieri. Questo succede anche in Italia, perché anche in Italia negli ultimi anni si sta sviluppando un interessante filone di ricerca che riguarda tutti gli operatori sanitari, ma anche in particolare gli infermieri, che riguarda proprio le aggressioni che avvengono in ambito di emergenza, quindi nei confronti degli infermieri e al pronto soccorso degli ospedali soprattutto. In particolare, ci sono stati degli studi molto importanti che hanno preso in esame i pronto soccorso di ospedali di diverse regioni d'Italia, alcuni di questi dati sono stati poi portati ai Congressi Nazionali da “Aniarti”, soprattutto nel 2007 da parte di Beccatini e altri, e poi successivamente da parte di Nicola Ramacciati ed altri nel 2012-2013.
La violenza nei confronti degli infermieri specialmente, è riconosciuta ormai come un problema molto diffuso, e la più comune forma di violenza di cui gli infermieri fanno esperienza è proprio quella perpetrata dalle persone assistite, o come abbiamo detto, dai loro accompagnatori, amici e parenti.
In particolare, gli infermieri del dipartimento di emergenza-urgenza, risultano essere appunto tra le categorie più a rischio, e questo è stato dimostrato nel 2005 da alcuni studi ma anche dalla “ICN”, International Council of Nurses, nel 2007.
Abbiamo tutt'oggi un'abbondante letteratura che parte da soprattutto una valutazione del fenomeno e soprattutto da una percezione degli operatori stessi rispetto al fenomeno, e in particolare, il collega Ramacciati, che desidero anche ringraziare, è un Coordinatore dell'Azienda Ospedaliera di Perugia, il quale, ha iniziato un filone di ricerca tutt'ora in corso, e ha fatto una revisione della letteratura poi pubblicata su “Scenario” che è la rivista ufficiale di “Aniarti”, Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica, nel 2011.
Nell'anno successivo, nel 2012, lo stesso Nicola Ramacciati, sempre su “Scenario”, ha pubblicato un articolo sulle aggressioni in pronto soccorso, andando a discutere su un modello operativo possibile. Poi sono stati fatti anche degli altri studi e ricerche, e soprattutto è stata fatta una revisione nella letteratura a livello internazionale, e proprio perché parliamo a livello internazionale, dobbiamo dire che il “NIOSH”, National Institute of Occupational Safety and Health, nel 2002 definisce la violenza nel posto di lavoro come “ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro”.
Esistono sostanzialmente due tipi di violenza sul lavoro:
la violenza fisica, che si riferisce all’uso della forza fisica contro un’altra persona o più persone che causa una lesione fisica, sessuale o psicologica. Questo tipo di violenza comprende le percosse, i calci, gli schiaffi, gli accoltellamenti, le sparatorie, gli spintoni, i graffi, i morsi ecc.
La seconda è la violenza psicologica che riguarda le minacce di violenza fisica contro un’altra persona o più persone e può causare un danno fisico, psicologico, morale e sociale. Include anche il maltrattamento verbale, comportamento incivile, la mancanza di rispetto, un atteggiamento sprezzante, l’intimidazione, il mobbing, le molestie e le minacce o altro.
Che cosa l'operatore può fare?
Di fronte a fenomeni che spesso sono imprevedibili, come si usa dire, in realtà noi abbiamo strumenti per la prevenzione del rischio che ci possono far capire quando si possono verificare determinate situazioni. Per esempio: alcuni autori suggeriscono che esiste un vero e proprio ciclo della violenza, ed è possibile per l'operatore coglierne l’origine attraverso l’osservazione di comportamenti definiti pre-violenti e premonitori di un possibile atto di aggressione. Vi è infatti un periodo nel quale il potenziale aggressore manifesta un aumento della rabbia. Successivamente, egli diventa resistente all'autorità, per poi risultare conflittuale e a volte violento.
Durante questo ciclo sono tangibili alcuni atteggiamenti pre-violenti tipici, tra i quali, i piu comuni sono: la confusione, l'irritabilita, la chiassosità, le minacce fisiche e verbali e le manifestazioni di rabbia contro gli oggetti. Altri campanelli di allarme sono costituiti dal camminare avanti e indietro, dal parlare ad alta voce, dalla postura tesa e dai cambi frequenti di posizione.
Per questo motivo alcuni autori ritengono che l'abuso verbale spesso non sia altro che il preambolo della violenza fisica nei confronti dell’operatore sanitario.
Questo testo è estratto dal nostro video-corso ECM Fad "Help: la gestione delle situazioni che generano violenza nei confronti dell’operatore sanitario", ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.
Estratto della lezione del dott.: Gaetano ROMIGI
Salve, sono Giuseppe Zampino, un pediatra genetista che si occupa di bambini con malattie rare, in modo particolare ...
Inizieremo un viaggio che inizieremo con questa presentazione, appunto inerente la gravidanza e anche quello che è il ...
Nell'ambito di questo corso FAD, mi occupo di adozioni e di quelli che possono essere le caratteristiche o ...